La Federazione Sindacale Carabinieri si è ripromessa di offrire un’alternativa a tutti quei Carabinieri che, non riconoscendosi nelle politiche e dinamiche delle APCSM rappresentative, vogliono dar voce alle proprie rivendicazioni ed aspettative rispetto al rinnovo contrattuale (triennio 2022-2024) sottoscritto alla
fine del 2024.
Noi infatti abbiamo un punto di vista decisamente diverso da coloro che, ossequiosi al pari (forse anche di più) della vecchia rappresentanza militare, hanno accolto troppo superficialmente quanto offerto dal Governo in sede di contrattazione ed altrettanto frettolosamente ne hanno accettato le condizioni,
sottovalutando e celando le tante criticità emergenti, pubblicizzando il risultato finale come una vittoria (di Pirro) per l’intero Comparto Difesa.
Ripartizione delle risorse
Scegliere di ripartire ben il 92% delle risorse economiche sul trattamento stipendiale fisso e continuativo e destinare solo il residuale e miserrimo 8% alle indennità accessorie, non pare una scelta azzeccatissima e favorevole ai Lavoratori in divisa.
Pur comprendendo l’esigenza di voler dar modo a tutti di trovare quanto più ristoro possibile dagli incrementi economici derivanti dal rinnovo, emerge prepotentemente uno squilibrio fra svantaggi e vantaggi, ovviamente a discapito di quest’ultimi. Tant’è che, pochi giorni dopo la firma dell’accordo, ben sei sigle, in un documento congiunto, lamentavano la possibile “fregatura” derivante dalla
prossima manovra finanziaria che avrebbe rivisto le aliquote Irpef cosiddette marginali (per intenderci quelle “nascoste”).
Di contro, non ci saranno incrementi adeguati per il lavoro straordinario – che resta vergognosamente il più basso del pubblico impiego ed al di sotto della soglia salariale minima – e per le restanti indennità accessorie, i cui importi sono al palo da anni e mai adeguati all’inflazione reale (non quella politicizzata della CGIA di Mestre) ed alla diminuzione vertiginosa del potere d’acquisto dei lavoratori dipendenti.
FESI
Far credere che le tante pecche del contratto potranno essere sanate con il FESI è una vera e propria presa in giro per i Carabinieri che vengono offesi nella propria intelligenza, una forma di raggiro che nulla ha da invidiare al romanzo “Fontamara” di Ignazio Silone.
Se prima di firmare, i rappresentanti delle APCSM coinvolte nel rinnovo avessero letto il contratto, si sarebbero accorti che il FESI non è oggetto di contrattazione, pertanto sarà molto improbabile che le ripartizioni si discostino da quelle degli scorsi anni. Una volta remunerate le indennità secondo i vecchi schemi, non ci saranno abbastanza risorse per mantenere ciò che hanno promesso.
Arretrati
La storiella degli oltre milleduecento euro di arretrati verrà a breve sbugiardata, infatti non ci saranno arretrati per il biennio 2022-2023, già inadeguatamente compensati dall’indennità di vacanza contrattuale.
Anche gli arretrati relativi al 2024 saranno esigui a causa dell’anticipo erogato a dicembre 2023 (vacanza contrattuale maggiorata di 6,7 volte per 12 mensilità) che dovrà essere detratta dagli arretrati in conto 2024. In soldoni, per l’anno appena trascorso, arriveranno circa 40 euro lordi al mese per un totale di circa 500 euro LORDI di arretrati (che, attenzione, saranno soggetti ad imposizione Irpef ordinaria e quindi oggetto di conguaglio). Conti alla mano, stiamo parlando di circa 300 euro medi netti: chi sognava di fare le vacanze estive con gli arretrati come promesso da qualche buontempone avrà un amaro risveglio.
Per il 2025 la situazione non cambierà, visto che già da gennaio viene erogata mensilmente la vacanza contrattuale maggiorata di 6,7 volte.
Nessuna garanzia futura
Non sono state previste norme a garanzia di un’immediata apertura della contrattazione per il rinnovo relativo al triennio 2025-2027 (dopo due settimane dalla firma stavamo già in vacanza contrattuale) per il quale è ipotizzabile un remake del teatrino a cui abbiamo assistito in occasione degli ultimi due rinnovi,
ovvero che si rimandi la discussione all’ultimo anno del triennio in modo da garantire al Governo grossissimi risparmi sulla pelle dei militari, ritardando la messa a bilancio degli stanziamenti.
Tantomeno sono state rivendicate garanzie, in forza della specificità, proprio per la rivisitazione delle aliquote Irpef, speriamo meno nefaste delle previsioni per i redditi medi dei militari.
Inadeguati rinnovi normativi
Con risorse non sufficienti a compensare la perdita del potere di acquisto dei militari, una reale capacità sindacale avrebbe voluto che si facessero maggiori pressioni in sede di contrattazione su tutte quelle modifiche contrattuali di tipo normativo (e ce ne sarebbero tante) da poter apportare a costo zero, in modo da migliorare sensibilmente l’organizzazione di vita di tutti i Lavoratori militari.
Un’occasione mancata che difficilmente potrà ripresentarsi
Per noi militari, i tanto sbandierati progressi arrivano sempre con estremo ritardo rispetto a quanto avviene nelle Forze di Polizia ad ordinamento civile dove, in presenza di contrattazione di secondo livello, vengono offerte garanzie ai Lavoratori in divisa che nel mondo militare possono essere raggiunte solo se
inserite nel testo del contratto.
Una firma da evitare
Secondo noi, con questi presupposti, la firma doveva essere disertata per dare un segnale forte e tangibile al Governo, tanto più che, a differenza delle Forze di Polizia ad ordinamento civile, le APCSM non firmatarie non rischiano di perdere il posto ai tavoli di contrattazione (un forte strumento ricatto/pressione per i sindacati di polizia ad ordinamento civile), problema che, visto il periodo transitorio, comunque sarebbe stato ovviato con la nuova rilevazione della rappresentatività.
Le velleità di comparire nel primo contratto firmato dai Sindacati Militari, magari con qualche selfie da poter pubblicare sui social, pare abbia prevalso sulla strategia sindacale di più ampio respiro da mettere in campo per il bene dei Carabinieri.
Cosa si poteva fare?
La ripartizione delle risorse poteva essere studiata in modo da favorire il trattamento fisso e continuativo senza mortificare gli accessori, magari prevedendo una ripartizione in un rapporto 70/30, quota comunque maggiore rispetto a tutti i precedenti contratti dove, indicativamente, le risorse venivano
suddivise quasi equamente.
Poteva essere rivendicata la detassazione degli straordinari e, proposta provocatoria, il raddoppio degli importi con dimezzamento delle ore da effettuare in modo da raggiungere lo stesso ristoro con metà del tempo lavorato (per poter dedicare più tempo al proprio benessere).
Potevano essere previste tante modifiche a costo zero, prendendo spunto da quanto avviene nelle Forze di Polizia ad ordinamento civile, a cominciare dall’orario di servizio, ad una maggiore tutela della genitorialità (quella che declarano è solo fuffa, ancora eccessivamente soggetta alla discrezionalità della
catena di comando), a maggiori tutele per i servizi operativi, a una rivisitazione delle tutele per infermità contratte in servizio ecc. ecc.
Conclusioni
Al primo rinnovo contrattuale in cui i militari potevano far sentire la propria voce senza le imposizioni dettate dagli Stati Maggiori hanno prevalso presunzione, individualismo ed inesperienza.
Accettare la separazione dei tavoli di contrattazione, scelta infelice che si ripercuoterà con riflessi sempre maggiori nei prossimi rinnovi, ha sin da subito segnato una trattativa che non ha raggiunto i potenziali risultati, benché pubblicizzata come la “migliore” possibile.
Quando serve, un vero Sindacato assume anche posizioni determinate ed impopolari per ribadire la propria autonomia e la propria terzietà, sempre al solo scopo di offrire le migliori garanzie a tutto il personale, iscritto o meno.
Concetti che contrastano con i tiktok, i selfies o i video propagandistici con personaggi illustri a cui, oramai, siamo sempre più abituati grazie a chi ne fa il principale obiettivo.