Sig. Comandante,
desidero innanzitutto ringraziarLa, a nome mio e di tutti i Carabinieri associati ASSO.MIL., per l’opportunità concessa con l’odierno incontro, auspicando che sia solo l’inizio di un confronto costante e duraturo, che possa andare ben oltre le trattative da tenersi nelle varie sedi Istituzionali; quella che propone ASSO.MIL. è una collaborazione leale, volta ad elevare gli standard qualitativi del servizio svolto a favore della cittadinanza e – nel contempo – finalizzata al miglioramento delle condizioni lavorative dei militari dell’Arma, di ogni ordine e grado, confidando che tali obbiettivi siano gli stessi a cui si ispirerà l’azione di comando del Vertice e di tutti gli Ufficiali.
Ciò non toglie che, qualora dovessimo riscontrare, nella catena di comando di qualunque livello, atteggiamenti non il linea con quello che deve essere un moderno ed equilibrato rapporto di subordinazione gerarchica, non ci sottrarremo alla responsabilità di tutelare i militari in ogni sede, con azioni incisive e mirate.
Forti delle nostre pregresse esperienze sindacali, abbiamo fondato ASSO.MIL. con la convinzione che il Sindacato sia uno strumento imprescindibile nella gestione delle amministrazioni moderne, siano esse forze di polizia o corpi militari.
I rapporti con le Organizzazioni Sindacali, infatti, hanno contribuito alla crescita delle amministrazioni della Polizia di Stato, della Polizia Penitenziaria e del Corpo forestale dello Stato; puntando sul benessere del personale, anche attraverso l’emanazione di regole certe, chiare e non interpretabili, che hanno consentito il raggiungimento di notevoli risultati, sia in termini operativi (non a caso, poco prima dell’assorbimento, il CFS risultò essere al primo posto nella classifica di gradimento della popolazione italiana, tra le forze di polizia) che di qualità della vita lavorativa.
Purtroppo, le stesse regole ottenute con tanta fatica ed impegno, che avevano creato un equilibrio quasi perfetto tra esigenze di servizio e benessere del personale, non sono state “ritrovate” all’interno dell’Arma dei Carabinieri, e chi ha dovuto subire gli effetti della Riforma Madia, vive in maniera poco serena la mancanza di quelle disposizioni, cancellate con lo stesso colpo di spugna che ha abolito il Corpo forestale dello Stato.
In questa fase di approccio, è doveroso per ASSO.MIL. sottolineare come gli appartenenti al disciolto Corpo Forestale dello Stato, catapultati nella nuova realtà, si siano trovati a dover fare i conti con penalizzazioni enormi.
L’assorbimento del CFS ed il conseguente ingresso degli ex Forestali, sembra sia stato percepito come un elemento di rottura rispetto alla stabilità interna, e così nessuno ha mai pensato di verificare le relative condizioni preesistenti, per capire se ci fossero elementi utili per gettare le basi di un processo di ammodernamento delle condizioni lavorative nell’Arma; in questo modo, purtroppo, si è determinato, per i militari del ruolo forestale, il ritorno ad un passato anacronistico che sembrava ormai superato ed un livellamento verso il basso avallato da quella Rappresentanza che, invece, avrebbe dovuto tutelarli riferendo all’Autorità affiancata tutti i disagi ed il profondo malessere sofferti.
Ed è probabilmente in quest’ottica che può essere inquadrato il dispositivo con cui, seppur in maniera sperimentale, è stata ridisegnata l’architettura dei presidi sanitari dell’Arma dei Carabinieri.
Quel provvedimento di riorganizzazione, infatti, contraddicendo tra l’altro i principi in esso contenuti, ha disposto la chiusura delle uniche infermerie presidiarie presenti all’interno di strutture in cui operano i Carabinieri Forestali: quella del C.U.F.A. e quella della Scuola di Cittaducale.
Le due infermerie, che assolvevano pienamente alle loro funzioni seppur sotto organico, erano un punto di riferimento importante per i militari impiegati all’interno della Grande Unità e della Scuola Forestale, nonché per i corsisti avviati ai corsi di specializzazione.
La loro chiusura, soprattutto durante la pandemia, ha evidenziato molteplici criticità, sia in termini di efficacia che di efficienza ed economicità, sovraccaricando, nel contempo, le infermerie che hanno dovuto assorbire il nuovo ulteriore carico di lavoro.
La scarsa lungimiranza, unita all’iniziale ma perdurante approccio di mantenere distinti e separati il ruolo Carabinieri dagli ex Forestali, non ha consentito ai Suoi predecessori di percepire quanto si potesse sfruttare l’altrui esperienza nella gestione e risoluzione di questioni particolari e delicate, già vissute e affrontate, che magari si stanno oggi presentando per la prima volta nell’Arma, soprattutto con l’ingresso delle Donne nei corpi armati dello Stato.
Nell’Arma dei Carabinieri il 7% del personale è di sesso femminile, mentre nel CFS erano oltre il 16%.
La gestione di licenze, trasferimenti, assegnazioni al termine di corsi di formazione ed altri istituti a sostegno della genitorialità, deve essere rimodulata sulla base dei nuovi modelli evoluti di famiglia, laddove – nella maggior parte dei casi – entrambi i coniugi sono lavoratori ed in talune circostanze dipendono tutti e due da una, se non addirittura la stessa, forza di polizia. Occorre, dunque, rivedere alcune regole interne, al fine di restituire alle Donne la dignità che meritano per lo svolgimento del doppio se non triplo ruolo di militare/moglie/madre.
Grazie alla sindacalizzazione del personale militare, sarà imprescindibile una collaborazione fra amministrazioni e parti sociali affinché gli esiti del confronto siano protesi verso un generale miglioramento delle condizioni di lavoro, risultati che gli ex Forestali hanno già avuto modo di conoscere, vivere e apprezzare. Risultati che potranno proiettare l’Arma verso un reale e concreto ammodernamento ed una effettiva trasformazione positiva delle condizioni lavorative di tutti i militari di ogni ordine e grado, con indubbi benefici effetti all’Istituzione, alla sua immagine ed al rendimento dei singoli, perché il dipendente che lavora serenamente è senz’altro più produttivo.
A nostro giudizio, forti di una visione del sindacato molto ampia e non limitata alla mera rappresentanza di esigenze legate al solo benessere, ci sono ampi margini di crescita e tutti gli elementi affinché, attraverso un confronto serrato ma costruttivo, aperto e leale, iniziando sin da subito a trattare tematiche che non possono essere rimandate oltremodo, si possa giungere rapidamente a soluzioni che possano restituire a tutti i Carabinieri la serenità e la stabilità necessarie per affrontare gli impegni e gli ostacoli che il difficile mestiere, quotidianamente, pone sul loro cammino. E questo a prescindere dalla legge che dovrà decidere su quali argomenti e in quale maniera le amministrazioni militari potranno confrontarsi con le associazioni professionali militari a carattere sindacale.
Quando anche i Comandi Generali e gli Stati Maggiori assumeranno la piena consapevolezza della imprescindibilità di un confronto leale e costruttivo con le associazioni a carattere sindacale, e comprenderanno l’importanza che queste ultime agiscano effettivamente in rappresentanza qualificata dei militari ad esse associati, siamo certi che il passo più lungo sarà stato compiuto.
E proprio per assicurare pari opportunità a tutte le associazioni riconosciute, in questa fase specifica, è necessaria una certosina attenzione, da parte del Comando Generale, sulle “segnalazioni” che promanano dai Delegati del Consiglio Centrale della Rappresentanza Militare, molti dei quali continuano a ricoprire sia l’incarico di dirigente sindacale che di Delegato in seno al Consiglio. Sarebbe un grave errore esporre, seppur involontariamente, un’amministrazione virtuosa e storicamente irreprensibile come l’Arma dei Carabinieri a dietrologie legate a trasferimenti dapprima negati e poi improvvisamente accolti solo perché si è interessato al caso il dirigente sindacale/COCER a caccia di tessere.
Nel quadro sinora esposto, riteniamo che gli argomenti che rivestono particolare urgenza siano:

  • la mobilità dei Carabinieri Forestali, ingessata da regole che mal si attagliano alle peculiarità ed ai numeri della specialità, già oggetto di approfondimenti da parte del Gen. C.A. Angelo Agovino, all’epoca Comandante del C.U.F.A., limitata anche dal cd. “scavalco” che impedisce il rientro in sede di neo vice brigadieri in presenza di appuntati anziani non interessati alla progressione in carriera;
  • le continue sperequazioni, talune addirittura sancite da note ufficiali, che prevedono espressamente l’esclusione dei Carabinieri Forestali, anche in termini economici (FESI e indennità contrattuali);
  • la condizione delle donne in uniforme, molte delle quali sono anche mogli e madri;
  • la gestione della famiglia per gli appartenenti al mondo militare;
  • il tema dei suicidi all’interno dei corpi armati dello Stato;
  • i tempi abnormi per l’evasione delle istanze, dovuti ad una catena di comando lunga e a disposizioni farraginose;
  • la spropositata mole di adempimenti burocratici, che limitano fortemente l’operatività delle strutture C.U.F.A., di gran lunga ad organico ridotto rispetto alle stazioni territoriali;
  • la rivisitazione dei tempi di permanenza nelle specialità, oggi fissati in 10 anni;
  • l’eventuale ulteriore riorganizzazione dell’assetto del C.U.F.A., con l’emanazione di una nuova manovra ordinativa che contempli anche il ripristino delle infermerie presidiarie;
  • la insufficiente rotazione degli incarichi di comando della linea C.U.F.A.;
  • gli effetti negativi della suddivisione delle competenze in materia di specie protette (CITES).

Per affrontare al meglio queste ed altre tematiche servirà un’interlocuzione costante e leale, ben lontana dalla policy della “non risposta” sinora adottata dagli interlocutori individuati dal Ministero della Difesa (Stati Maggiori e Comandi Generali), tanto più che la Legge sui sindacati militari stenta ad essere emanata.
ASSO.MIL. è pronta a fare la sua a parte, ad assumersi la responsabilità di confrontarsi ed eventualmente condividere le scelte dell’Amministrazione, offrendo la propria fattiva collaborazione per l’elaborazione di un progetto complessivo di riorganizzazione che potrebbe veramente rappresentare la svolta per le condizioni di vita dei Carabinieri e dei Militari più in generale.

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