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LA SEMILIBERTÀ SINDACALE VIGILATA

Il 20 aprile è stato approvato in via definitiva alla Camera dei Deputati il progetto di legge relativo alle norme sull’esercizio della libertà sindacale del personale delle Forze armate e delle Forze di polizia a ordinamento militare, nonché delega al Governo per il coordinamento normativo. Senza troppi giri di parole, la Legge, che aspettavamo con speranza ed impazienza, non ci piace. Ad onor del vero saranno decisivi i regolamenti attuativi per poter dare un giudizio complessivo sulla sua complessiva efficacia, ma difficilmente i suoi difetti intrinseci potranno essere corretti e bilanciati.
Prima di tutto, nessuno si azzardi a pronunciare la parola “sindacato”. I militari infatti saranno rappresentati da associazioni professionali a carattere sindacale. Questo lo sapevamo già, ciononostante ci chiediamo ancora perché faccia tanto paura la parola “sindacato”.
La legge conferma definitivamente quindi l’iter procedurale per la costituzione di un nuovo sindacato, ops, di una nuova associazione professionale a carattere sindacale. Il punto di partenza è quello che lascia più perplessi. Infatti chiunque abbia l’ardire di imbarcarsi in questa avventura, ha l’obbligo di sottoporre il progetto di Statuto all’approvazione del Ministro della Difesa, che ha 60 giorni (lo dice la Legge) per concedere (gentilmente) il proprio placet al progetto o formulare i motivi ostativi all’approvazione (nel caso delle associazioni professionali a carattere sindacale relative alla Guarda di Finanza tale onere/onore spetta al Ministro dell’Economia). Ricordiamo a tutti che la nostra associazione ha dovuto aspettare un anno e mezzo per ottenere tale riconoscimento. Siamo quindi testimoni diretti di come i Ministeri competenti non si facciano scrupoli a non rispettare termini precisi stabiliti dalla normativa. Oltre questo problema, già gravissimo, esprimiamo dubbi in merito al principio secondo il quale sia un organo di nomina politica a dover decidere se, come e quando, concedere dall’alto un diritto riconosciuto da una sentenza della Corte Costituzionale e che ora la Legge appena approvata inevitabilmente affievolisce.
Altro punto dolente riguarda i temi sui quali sarà (sempre gentilmente) concesso al sindacato, scusate, alle associazioni professionali a carattere sindacale, concertare con le Amministrazioni. Stando alla Legge, non si potrà discutere riguardo: l’ordinamento; l’addestramento; le operazioni, il settore logistico-operativo; il rapporto gerarchico-funzionale; l’impiego del personale …. Quello che emerge, a nostro giudizio, è un tentativo di ricalcare pedissequamente le vuote competenze dell’altrettanto vuota Rappresentanza Militare. Rappresentanza Militare che, mirabile dictu, invece che decadere, come da previsioni, continuerà operare per ancora per un po’. Giusto Il tempo di farsi rimborsare qualche altro foglio di viaggio e di dirsi addio con un adeguato preavviso.
Il nostro giudizio sulla Legge appena approvata è quindi negativo. Vedremo nei prossimi mesi se il governo, forte della delega concessa per predisporre i regolamenti attuativi, ci ascolterà per poterne migliorare l’efficacia o preferirà mostrarsi più sensibile alle esigenze degli Stati Maggiori. La seconda scelta porterebbe inevitabilmente ad un immediato irrigidimento delle nostre posizioni, ma ci auguriamo che le prospettive siano diverse. In qualunque caso, non ci tireremo indietro e siamo pronti a valutare ogni possibile azione per dare ampia e piena attuazione al diritto del personale di essere adeguatamente rappresentato. Diritto riconosciuto da una sentenza della Corte Costituzionale e che quindi non può essere degradato ad una gentile concessione octroyée. Non ci interessa diventare una Rappresentanza Militare 2.0, noi siamo una associazione professionale a carattere sindacale. Ma se preferite, per semplicità, ci potete anche chiamare sindacato, non ci offendiamo.