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GeTra Forestale: la riprova delle menzogne

Con l’oramai consueto ritardo rispetto al Ruolo normale, è uscita la Ge.Tra. Forestale che, manco a dirlo, conferma le criticità che da sempre segnaliamo, aggiungendone addirittura altre.
Oltre a mettere a disposizione pochissime sedi rispetto alle reali vacanze, sono state rinnovate le limitazioni che impediranno una reale mobilità per tutti, specialmente per gli UPG, soprattutto quelli appartenenti al ruolo ispettori.
Fra le tante motivazioni addotte per giustificare il cambio di nomenclatura da Stazione a Nucleo, quella più di impatto contemplava la possibilità di sbloccare finalmente la mobilità dei marescialli in quanto i novelli Nuclei non avrebbero dovuto soggiacere alle rigide dotazioni organiche delle vecchie Stazioni, non essendo vincolante la presenza di un upg e nemmeno un numero minimo di militari da dover mantenere nelle strutture (dichiarazioni rese il 16 febbraio 2023 dall’allora comandante del CUFA e ribadita da tanti “sindacalisti” che ci hanno dato degli urlatori), prevedendo addirittura la possibilità di andare in posizione quadro pur di favorire la mobilità.
Non abbiamo mai creduto a queste affermazioni, soprattutto perché non sono state mai riportate in atti formali, neanche a seguito di una richiesta esplicita presentata da ASSO.MIL. il 4 settembre 2023 (la nota è consultabile sul sito): oggi abbiamo la conferma della fondatezza dei nostri pensieri.
L’impianto Ge.Tra. forestale è talmente fallimentare che, oltre alle poche unità di personale che riesce a movimentare, spesso impedisce il trasferimento anche a chi comanda una stazione da oltre dieci anni, limite massimo di permanenza dei comandanti della territoriale, confermando che le regole previste per il Ruolo Normale non valgono per la specialità forestale.
La soluzione per il corretto funzionamento della mobilità della specialità forestale è a portata di mano (segnalata a più riprese nel corso degli anni) ma non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire, soprattutto se al sordo non interessa minimamente della questione prospettata perché relativa ai soliti “figli di un dio minore”.

Forestali erranti

Con il noto decreto legge voluto dal ministro Lollobrigida, la dipendenza funzionale dei Carabinieri Forestali passa al MASAF, una sorta di ritorno al passato quando il Corpo forestale dello Stato era incardinato sotto il Ministero dell’agricoltura.
Quasi sicuramente il decreto legge verrà convertito in legge, magari con qualche correttivo, ma pare ovvio come si cerchi di rimediare ai danni prodotti dalla riforma Madia che ha fallito in ogni ambito. Lo stesso Ministro Lollobrigida, in occasione di un evento di presentazione di un libro, ha avuto modo di affermare che se fosse stato lui ministro nel 2016 il CFS non sarebbe mai stato sciolto, scatenando applausi a non finire fra gli intervenuti, forestali del passato e del presente.
Ad oggi non è chiaro cosa potrà cambiare rispetto all’attuale assetto organizzativo e, in tale scenario, i Forestali sono sempre più scombussolati dalle decisioni che li riguardano direttamente, non avendo contezza di cosa riserverà il proprio futuro lavorativo. L’unica certezza resta quella di aver subito una militarizzazione contro la propria volontà che sembra aver trasformato dei servitori dello stato in mere pedine da poter spostare in ossequio a nebulosi giochi di potere.

Due pesi, due misure

E’ di dominio pubblico la vicenda di Pavullo nel Frignano, dove un capitano dell’Arma avrebbe scritto con la biro sulla fronte di carabiniera in ferma volontaria, sua sottoposta, “Visto il capitano”.
La vicenda ha comportato il mero trasferimento dell’ufficiale, scatenando le reazioni di parte del mondo sindacale che ha manifestato la propria indignazione per un provvedimento così morbido considerato, nella migliore delle ipotesi, incoerente.
Fermo restando il nostro sdegno per la vicenda e per il metro decisionale adottato, sicuramente non in linea con quanto viene applicato alla truppa, vorremmo credere (ma sappiamo già che sono vane speranze) che le attenzioni alle situazioni familiari, alla carriera e alla presunzione di innocenza applicate in questa circostanza dai Vertici, verranno in futuro adottate per tutti i colleghi che, fino ad oggi invece, in situazioni simili vengono pesantemente perseguiti o addirittura sospesi dal servizio.
Le tutele applicate anche in presenza di fatti acclarati e, a volte, di condanne in via definitiva, sembrano garantite ad una sola categoria che facciamo sempre più fatica a non definire casta.
Servire con onore e disciplina lo Stato e la propria Amministrazione è un dovere per tutti gli appartenenti all’Arma e non può passare il concetto che tale onere sia una responsabilità che grava solo sui militari senza stelle sulle spalline.