Assomil informa
Forza sindacale

Negli ultimi giorni ha creato allarmismo e sconforto la proposta di innalzamento dell’età pensionabile anche nel comparto sicurezza e difesa che, inserito nella manovra finanziaria, diventerà legge al completamento dell’iter previsto se non verranno applicati correttivi.
Al di là del “tradimento” di un Governo che aveva promesso ben altro in campagna elettorale e delle rassicurazioni (mendaci?) fornite dal ministro Crosetto in occasione dell’incontro con tutti i sindacati militari dell’8 maggio 2023 in cui affermò come “non rientra nelle intenzioni di questo Governo rivedere l’età pensionabile del Comparto sicurezza”, vorremmo soffermarci sul ruolo dei sindacati di cui tanti si ricordano solo quando vengono toccati nel portafogli o per problematiche personali.
Oltre alle competenze, non sempre di livello, il numero degli iscritti rappresenta la forza di impatto con cui il sindacato può contrapporsi a scelte di Governo spesso opinabili e che, ancora più spesso, contrastano con promesse ed accordi presi.
Per questo è importante iscriversi al sindacato, magari scegliendo quello che più ci rappresenta per idee e iniziative, che non si limiti a fare promesse da marinaio, che abbia competenze reali e che abbia una dirigenza che pensi al personale e non al proprio tornaconto, come sfacciatamente ostentato in più occasioni da qualcuno che ha avuto l’ardire di chiedere specifici benefit personali in occasioni di pubblici consessi.
Perché ricordarsi del sindacato a fasi alterne, sempre e solo quando fa comodo, farà solo gli interessi di una controparte che non perde occasione per mostrare la sua lontananza dalle esigenze del personale.

Deliri di prepotenza

Continuiamo a ricevere segnalazioni in merito a comportamenti discutibilissimi di ufficiali, spesso giovani, che evidentemente ritengono di esercitare l’azione di comando vessando il personale.
Abbiamo segnalato a più riprese casi specifici ma, oltre a belle parole e rassicurazioni di circostanza, poco o niente è stato fatto.
Non è più possibile accettare passivamente atteggiamenti che in altri contesti e per altri ruoli comporterebbero approfondimenti se non veri e propri avvii ad accertamenti psicologici, strumenti spesso abusati da chi, probabilmente, dovrebbe subirli.
Anche finire sui giornali o suscitare l’interesse di più APCSM per presunto “bossing” o il ripetersi di situazioni deleterie per personale e amministrazione non sembrano rappresentare campanelli d’allarme, giustificando l’ingiustificabile (forse) solo in virtù del ruolo e del grado.
Il benessere del personale, di cui tutti parlano ma nessuno si preoccupa, passa necessariamente attraverso l’intelligenza della catena di comando e vorremmo augurarci che, a tutela della salute dei militari, l’interessamento di procure (militari e ordinarie) e Infermerie Presidiarie avvenga se davvero necessario e non per deliri di prepotenza che confidano in una sorta di protezione corporativistica che vanifica segnalazioni e qualsiasi campanello di allarme.