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MEGLIO TARDI CHE MAI

Nonostante avessimo segnalato immediatamente l’enorme disparità di trattamento subita dai Comandanti di Stazione forestali, ingiustamente esclusi dall’indennità di comando prevista nell’ultimo contratto, finora nessuno aveva appoggiato le nostre doglianze. Amministrazione sorda, Rappresentanza Militare distratta da altro, novelli “sindacalisti” troppo impegnati in sterili, inutili e puerili prove di forza tra loro. Il risultato di tutti questi fattori è che i Forestali sono stati liquidati con una mancetta di 4 euro lordi mensili in più, erogati nel FESI, rispetto ai Comandanti della territoriali. Dopo aver scritto comunicati e note in tempi non sospetti, finalmente anche un altro sindacato si è accorto dell’esistenza dei forestali e, magari, in futuro potrà sostenerci nella concreta soluzione dei problemi da noi evidenziati, evitando così che il tempo passi inutilmente e le nostre rimostranze diventino mere denunce di principio.
Ad oggi, però, ci sono cose che ancora non vengono dette. Una fra tutte: l’indennità di comando non verrebbe infatti erogata anche in virtù della prossima trasformazione delle Stazioni forestali in Nuclei. Una novità questa, che in tanti vorrebbero far passare come un semplice cambio di denominazione, ma che nasconde altri risvolti

RIDUZIONE DEGLI SPRECHI

Il particolare momento storico imporrebbe un’oculata gestione della cosa pubblica al fine di ottimizzare il rapporto costi/benefici.
Nel caso della nostra Amministrazione, una mentalità talvolta anacronistica, oltre ad una disponibilità pressoché illimitata nei Capitoli di Bilancio, rende difficile un cambiamento, anche quando necessario.
Per questo motivo abbiamo suggerito alcune modifiche all’assetto del CUFAA, dove i costi di gestione hanno subito incrementi esponenziali che, al pari di tutte le altre strutture pubbliche, graveranno sul portafoglio dei contribuenti.

GHETTIZZAZIONE SENZA FINE

A distanza di sei anni dall’assorbimento nell’Arma dei Carabinieri, le scelte opinabili dei Vertici rallentano ed ostacolano il processo di armonizzazione e, soprattutto, non sembra che l’auspicato spirito di coesione tra ex Forestali e Carabinieri prenda piede. Si dirà che anche nella migliore Famiglia ci sono figli e figliastri.
Ma noi non siamo d’accordo.
Continuare a differenziare i capitoli di spesa del FESI e degli straordinari, oltre ad escludere i Forestali da emolumenti accessori previsti dal contratto, sono solo l’aspetto economico della disparità voluta e sostenuta da Amministrazione, rappresentanza del personale e legislatore.
Oramai è chiaro che l’obiettivo è quello di arrivare alla fisiologica estinzione del personale proveniente dall’ex Corpo Forestale dello Stato, in modo tale da liberarsi di un peso sostenuto al solo scopo di assorbire appetibili competenze (e soprattutto risorse) trattando il personale forestale come il Calimero dell’Arma.

BENESSERE DI FACCIATA

Ad intervalli regolari la nostra Amministrazione invia messaggi in cui si vanta di impegnarsi al massimo per il benessere del personale. Ci ritroviamo così a leggere disposizioni (o spot?) con cui si decantano attenzioni alla forma fisica, curata grazie a tempo e strutture dedicate, assistenza psicologica per chi necessita di sostegno, disponibilità all’ascolto della linea di comando e molto altro ancora.
Sarebbe bello fosse vero, ma sappiamo quanto sia diversa la realtà dei fatti. Spesso il militare chiede aiuto, ma oltre a non essere ascoltato, in casi limite, viene perseguito o frainteso in modo strumentale.
E purtroppo questo accade davvero. Ci viene segnalato che c’è chi chiede di essere riavvicinato ai propri famigliari ed invece di veder trattata la propria domanda con la stesso metro di giudizio riservato a colleghi “più fortunati”, addirittura rischia di dover subire un procedimento disciplinare. A volte capita che ci siano istanze inoltrate con ritardo, a fronte di false motivazioni che sembrano nascondere una semplice ripicca. Questa è talvolta la capacità di (non) ascolto della linea di comando.
Ma di situazioni di disagio e malessere ce ne sono a bizzeffe e non potranno sempre essere furbescamente occultate: il Sindacato serve anche a denunciare queste problematiche per trovare insieme all’amministrazione soluzioni percorribili.

OSTRUZIONISMO GRATUITO

Il processo di sindacalizzazione del mondo militare procede con lentezza e tante difficoltà.
La legge prevede che l’attività sindacale possa essere svolta solo da associazioni iscritte ad un apposito albo che prevede determinati requisiti.
Essendoci assicurati di essere in possesso delle caratteristiche richieste per entrare nell’albo, abbiamo correttamente presentato richiesta di iscrizione il 7 luglio scorso, ma nonostante siano passati i 90 giorni previsti come termine per dare riscontro, non ci è stata data alcuna risposta. Facciamo presente che alcune richieste presentate da altre associazioni dopo di noi, hanno già avuto esito positivo.
Evidentemente diamo parecchio fastidio. La storia si ripete. Quando abbiamo dovuto richiedere l’autorizzazione ministeriale per essere riconosciuti ufficialmente quale Associazione Professionali a Carattere Sindacale tra Militari, abbiamo dovuto attendere diciassette mesi per ottenerla. Anche qui giova ricordare che il termine previsto dalla norma era di soli 6 mesi.
Pare ovvio che si preferisca avere un confronto con associazioni che rappresentano un clone di una Rappresentanza Militare oltremodo comoda grazie ai molti yesman che la compongono.
Ma noi di ASSO.MIL. sapremo attendere e, come la classica goccia cinese, scaveremo il buco anche nella roccia più dura.