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Dal prossimo 1° settembre sarà nuovamente riordinata l’organizzazione Forestale in seno all’Arma dei Carabinieri tramite l’istituzione di nuovi comandi e il riassetto di altri già esistenti. Se, dopo oltre cinque anni, ancora non si riesce a trovare la quadra della specialità e pian piano si sta tornando all’assetto organizzativo ante 2017, le domande sulle ragioni della soppressione del CFS trovano le loro ovvie risposte: giochi politici e non un fantomatico risparmio sulla spesa pubblica, dato che, peraltro, l’assorbimento ha comportato per il contribuente un aumento dei costi di gestione.
Adesso ci auguriamo che almeno vengano riviste le dotazioni organiche. Siamo infatti indignati nel constatare il modo in cui da un lato vengano aggirate per favorire qualcuno e dall’altro strumentalizzate per giustificare dinieghi ai trasferimenti nei confronti di chi non gode di particolari attenzioni e/o protezioni.

POLITICA LONTANA DAL COMPARTO

Il tanto sbandierato rinnovo contrattuale, scaduto dopo solo dieci giorni dalla sua sottoscrizione (siamo nuovamente in vacanza contrattuale) non trova ancora piena applicazione. Infatti mancano all’appello circa 350 euro lordi una tantum (una misura a cui si è riscorso per sanare vere e proprie nefandezze) promessi sin dal mese di maggio. Dopo rinvii giustificati con le più fantasiose motivazioni, era stato garantito che sarebbero stati erogati ad agosto. Tuttavia nell’ultima busta paga non ve ne è traccia.
Sicuramente le spettanze dovute arriveranno per settembre, assieme alle elezioni politiche e alle contestuali promesse elettorali e possibili strumentalizzazioni.
Proprio in questo periodo assistiamo a come ancora una volta la politica si dimostri lontana dai noi militari e dai nostri problemi. Ricordiamo infatti quanto sta avvenendo in merito alla legge sulle nuove associazioni sindacali che attende, per essere pienamente operativa, una decina di decreti attuativi da parte dei ministeri competenti. Attualmente ne è stato emanato uno solo dal Ministero della Difesa che, anziché esplicitare le materie di sua competenza, altro non è se non un vergognoso copia e incolla della legge stessa. Con buona pace di chi sperava che spiegasse con direttive chiare le sue ambiguità ed i conseguenti dubbi interpretativi. Tutto questo, tra l’altro, avviene in tempi biblici e non rispettosi dei termini fissati.
Il 26 maggio scorso, in occasione dell’incontro con il Comandante Generale Gen. C.A. Teo Luzi fummo gli unici a predire quanto, purtroppo, sta accadendo in ordine alle tempistiche. Ci auguravamo però in cuor nostro che le nostre perplessità, recepite e fatte proprie anche dal Comandante, non avrebbero trovato terreno fertile in un così infimo livello di qualità politica, ma eravamo stati purtroppo buoni profeti.

VIOLENZA NASCOSTA

Il malessere di molti colleghi sembra non trovare ascolto nemmeno quando viene apertamente manifestato con esplicite richieste di aiuto. Siamo a conoscenza di almeno un caso (ma chissà quanti altri!) in cui è stato dichiarato idoneo al servizio un militare che ha affermato espressamente di far uso di farmaci psicotropi, assunti a causa di stress e stati di ansia derivanti dall’appartenenza ad un mondo militare mai accettato e da cui sta implorando di uscire. Ci si può ancora meravigliare, quindi, quando qualcuno compie un gesto estremo? Numeri verdi o servizi di assistenza psicologica sembrano servire solo per ripulire le coscienze e non per cercare di analizzare, affrontare e tentare di risolvere un problema che ha assunto dimensioni tali da essere impossibile da occultare. I continui tentativi di nascondere disagi e malesseri anche volendo rimandare in servizio, con tanto di dotazioni personali, colleghi che non stanno bene per loro stessa ammissione, determina un’assunzione di responsabilità paragonabile ad una roulette russa.
E’ impensabile sperare che i militari trovino ancora il coraggio di esporre i propri disagi quando, al posto del necessario aiuto, per tutta risposta hanno fin’ora ricevuto un trattamento paragonabile alla ghettizzazione, cosa che certo non li aiuterà a ritrovare fiducia in se stessi e negli altri.
Un’amministrazione che, invece di apprezzare e aiutare un militare che già si è dimostrato coraggioso nel far presente la propria situazione, si affida a commissioni che non presentano certo un adeguato senso di responsabilità, ha più di qualcosa da rivedere. E non sempre si può confidare nella coscienza del diretto interessato, chiamato a decidere di se stesso ma anche degli altri, atteso il particolare lavoro svolto.
Esistono molte forme di violenza, lo sanno bene gli ex forestali. Una delle più vergognose è quella di continuare a ignorare le richieste di aiuto anche quando sono pronunciate con così tanta chiarezza e disperazione.

STRUMENTI PERICOLOSI

L’eccessiva discrezionalità concessa ai vertici in merito al giudizio di idoneità al servizio o alla sua messa in discussione, ha assunto una dimensione inaudita.
È frustrante, denigrante ed umiliante constatare che l’esternazione di un disagio di qualsiasi natura talvolta diventa la scusa per avviare il percorso per accertare l’idoneità psicologica al servizio; in altri casi invece, le stesse esternazioni servono ad ottenere i propri desiderata.
Oramai il ricorso all’accertamento dell’idoneità psicofisica è diventato un vero e proprio strumento di coercizione, tanto pericoloso quanto dannoso in mano a soggetti inadeguati.
Ma a tutto c’è un limite. Oramai chi rappresenta davvero il personale non è più soggiogato ad un rapporto di dipendenza dall’amministrazione, pertanto denunciare comportamenti del genere non sarà più un tabù come lo è stato sino ad adesso.